Ristorante Umberto, Napoli: i miei primi 100 anni

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Ristorante Umberto, Napoli: i miei primi 100 anni

Nel quartiere più in di Chiaia a Napoli la famiglia Di Porzio, è la forza del ristorante Umberto in via Alabardieri. Impegnati con tutta la famiglia nella gestione del ristorante che oramai è un pezzo di storia della vita napoletana dell’ultimo secolo. Non si contano gli intellettuali, gli imprenditori ed i turisti che ogni giorno amano la tavola di Umberto e la cucina napoletana.

Ermelinda e Umberto Di Porzio nel 1016 aprirono la trattoria di “Don Umberto”, e da li è partito un viaggio che ha attraversato generazioni di clienti ed alla guida del ristorante.

Dalla genovese al ragù alla napoletana, dalle polpette ai friarielli alla pizza fatta con lievito madre con un tocco di creatività e riproposizione delle ricette, dei vini e dei piatti della cultura enogastronomica partenopea».

«Oltre al buon cibo e alla pizza fatta con lievito madre naturale e con pochi e freschissimi ingredienti soprattutto locali, come dai dettami tradizionali salvaguardati dall’associazione di cui faccio parte – spiega Di Porzio, vicepresidente dell’Associazione Verace Pizza Napoletana – è il valore emozionale che fa la differenza, un valore che solo anni di gestione familiare può trasmettere a noi titolari, ma anche e soprattutto ai clienti.

Siamo sempre stati abituati a vivere il ristorante come nostra seconda casa. Ricordo con i miei genitori Maria e Giuseppe i giorni di festa trascorsi qui con le mie sorelle Lorella, Roberta e Linda che ancora oggi sono presenti: Lorella mi affianca e si occupa di spese, approvvigionamenti e scelta dei vini, Roberta ci coadiuva nelle decisioni da prendere e Linda fa l’architetto e ovviamente sull’estetica la coinvolgiamo in pieno».

Ma quali sono i vantaggi della gestione familiare e quali i punti deboli?
«Sicuramente occorre trovare il giusto equilibrio: i legami familiari sono importanti perché ti consentono di avere interlocutori attenti che ci mettono il cuore in tutto, insomma il singolo proprietario ha sempre “le spalle coperte” derivanti proprio dal legame con la propria famiglia e dalla condivisione di tutte le esperienze, da sempre, che siano positive o negative. Lo svantaggio, se così vogliamo dire, deriva a volte nella gestione dei rapporti familiari, dagli equilibri che bisogna tenere, anche in considerazione dell’ingresso in azienda delle nuove generazioni. Lavorare in famiglia a volte ti fa perdere un po’ la lucidità nel valutare diverse situazioni, ed è qui che deve subentrare il buon senso e soprattutto il dialogo costante. Insomma, ragionare con mente e cuore sempre».

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