Comfort food

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Comfort food

Con il termine inglese “Comfort food”, sempre più di moda in Italia, si va ad indicare i piatti od anche i prodotti che danno un senso di piacere, che soddisfano un bisogno emotivo ad esempio come quello che puo essere il gustare un piatto di ravioli come li faceva la nonna e quindi danno proprio per questa sensazione un benessere che in qualche modo ti porta indietro nel tempo. L’aggettivo inglese “comfort” si presta a più interpretazioni: dalla capacità del cibo di confortare, consolare, coccolare a quella di ristorare.

Così il comfort food è un carico di ricordi, l’emozione che si ravviva; è un piatto, un alimento o una bevanda che infonde un sentimento di nostalgia e di rassicurazione. In genere è il cibo dell’infanzia o legato a una persona, a un posto o a un tempo felice. La torta della nonna, ad esempio, ma anche le tagliatelle della mamma, il polpettone della zia o lo sformato di zucchine. Tutto può essere comfort food.

Comfort food, quando?

Molti possono essere i fattori che possono scatenare questa sensazione di piacevolezza:può essere originato dallo stress, dalla nostalgia o da un momentaneo turbamento emotivo.

L’adulto,  in genere, si consola col cibo quando vive condizioni di stress elevate. 

La preferenza di un piatto è spesso basata sulla conoscenza che se ne ha e sull’associazione a memorie piacevoli. Più la vita è complicata, più i consumatori tendono a cercare scappatoie rifugiandosi nel passato o in periodi in cui tutto sembrava più semplice. Il comfort food è come il posto preferito in cui nascondersi o la coperta di Linus a cui non si rinuncia mai.

Cibo ed emozioni

Non si mangia solo per soddisfare l’appetito ma anche le emozioni. Le voglie di cibo, o meglio di comfort food, finiscono quasi sempre per essere più psicologiche che fisiologiche. Il cibo può compensare o anestetizzare momentaneamente disagi emotivi, può rassicurare, appagare o gratificare, può calmare tensioni o colmare vuoti interiori.

La scienza da anni indaga il rapporto esistente tra cibo ed emozioni e ha dimostrato che determinati squilibri nutrizionali possono incidere negativamente sull’umore, causando tristezza e depressione. Vi sono alimenti che per natura favoriscono il rilascio di endorfine, dopamina e serotonina, come le noci e il cioccolato fondente, che contribuiscono in maniera naturale a ridurre lo stress e migliorare l’umore; ma nel caso del comfort food, alla capacità di influire sull’umore grazie al rilascio di sostanze naturali si aggiunge il valore emotivo del piatto, legato a esperienze significative di un periodo della propria vita o di un evento in particolare.

La combinazione di aspetti psicologici e fisiologici, dunque, fa sì che sotto la definizione di comfort food rientri una grandissima varietà di alimenti.

A ciascuno il suo comfort (food)

Non esiste un tipo di comfort food e ognuno ha il suo cibo di riferimento: con ricette che spaziano dalla cultura gastronomica popolare fino allo junk food delle multinazionali. Il cibo che fa star bene è genuino, semplice e della tradizione per molti, ma può anche essere junk food per altri. In caso di cibo spazzatura, caratterizzato dal basso livello nutrizionale e dalla ricchezza calorica, bisogna però fare attenzione.

Il cibo che conforta, spesso e volentieri, si consuma sul divano, a letto, davanti alla televisione e certi alimenti, specie quelli ricchi di grassi e zuccheri che permettono al consumatore di sentirsi subito meglio, vanno consumati con moderazione e non come la panacea a ogni sbalzo d’umore.

Fortunatamente, pare che i cibi consolatori preferiti dagli italiani siano quelli amati da bambini o che ricordano la casa, la famiglia e ritornano con una certa frequenza anche durante la vita adulta; cibi sani e appaganti della tradizione che suscitano nostalgia e rilasciano una sensazione di benessere psico-fisico una volta consumati

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