La mela annurca

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La mela annurca

La “Melannurca Campana” IGP è presente in Campania da almeno due millenni. Pare sia nata nell’agro puteolano, come si desume dal Naturalis Historia di Plinio il Vecchio. Proprio per la provenienza da Pozzuoli, dove è presente il lago di Averno, sede degli Inferi, Plinio la chiama “Mala Orcula” in quanto prodotta intorno all’Orco (gli Inferi). Anche Gian Battista della Porta, nel 1583, nel suo “Pomarium”, nel descrivere le mele che si producono a Pozzuoli cita testualmente: (… le mele che da Varrone, Columella e Macrobio sono dette orbiculate, provenienti da Pozzuoli, hanno la buccia rossa, da sembrare macchiate nel sangue e sono dolci di sapore, volgarmente sono chiamate Orcole…). Da qui i nomi di “anorcola” e poi “annorcola” utilizzati nei secoli successivi fino a giungere al 1876 quando il nome “Annurca” compare ufficialmente nel Manuale di Arboricoltura di G. A. Pasquale. Tradizionalmente coltivata nell’area flegrea e vesuviana, spesso in aziende di piccola dimensione e talora in promiscuità con ortaggi ed altri fruttiferi, la “Melannurca Campana” IGP si è andata diffondendo nel secolo scorso prima nelle aree aversana, maddalonese e beneventana, poi via via nel nocerino, nell’irno, i picentini e infine in tutta l’area dell’alto casertano. Proprio qui, già da alcuni decenni, con la regressione delle superfici agricole dell’area napoletana a causa della conurbazione delle zone costiere, ha trovato il territorio ove essa è più intensamente coltivata.

È all’assaggio, però, che viene fugato ogni dubbio circa la sua unicità e straordinarietà.

La Melannurca, altra grafia con cui è noto questo prodotto, si differenzia dalle altre mele per la polpa croccante, gradevolmente acidula e succosa.

La caratteristica della mela annurca è quella di avere un peduncolo molto piccolo e fragile a tal punto che, quando la mela giunge a maturazione, cade a terra per l’eccessivo peso pur essendo di piccole dimensioni.

Ecco spiegato il perché i frutti vengono colti ancora acerbi e poi fatti maturare al sole fino ad assumere la caratteristica colorazione che siamo abituati a vedere sui banchi del supermercato.

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